Castel Penede

Si tratta dei resti di Castel Penede, per cinque secoli, fu simbolo di potere e importante baluardo difensivo della regione.

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Descrizione

Rocche e castelli

Sul promontorio sovrastante la valletta di Santa Lucia e l'omonima strada che collega Nago a Torbole sono perfettamente visibili delle antiche mura, guardiane immobili e silenziose dei monti circostanti, della Valle del Sarca e di gran parte del lago di Garda. Si tratta dei resti di Castel Penede che per cinque secoli, dal Basso Medioevo agli inizi del 1700, fu simbolo di potere e importante baluardo difensivo della regione. Cenni storici

Probabilmente luogo d'insediamento prima gallico e poi romano, il castello viene nominato per la prima volta in un documento ufficiale l'11 settembre 1210, all'interno di un trattato di pace che metteva fine ad un decennale periodo di tensione tra le due entità politiche e terriere più importanti dell'epoca, il Principe Vescovo di Trento Federico Vanga e i conti Odorico e Federico d'Arco.

Nel corso del XIII secolo il castello divenne teatro di una serie di battaglie cruenti per assicurarsene il dominio: prima venne espugnato e conquistato dai guelfi bresciano-lagarini, poi fu preso dal Principe Vescovo che lo riconsegnò ai d'Arco e infine nel 1272 fu assegnato da Mainardo del Tirolo ad un'altra potente famiglia locale, i Castelbarco.

Costoro ne conservarono il possesso fino al 1340 quando vendettero il castello nuovamente al Principe Vescovo nelle cui mani rimase solo otto anni. Nel 1348, infatti, la fortezza ritornò ai conti d'Arco che ne mantennero la signoria anche durante i periodi della dominazione altogardesana degli Scaligeri di Verona (1348-1387) e dei Visconti di Milano (1387 - 1438), prima che il celebre capitano di ventura Erasmo da Narni detto il Gattamelata conquistasse la fortezza per conto della Repubblica di Venezia.

Infine, nel 1509, Castel Penede passò definitivamente sotto il controllo dei conti di Tirolo che la ressero direttamente o per mezzo dei conti d'Arco sino alla sua distruzione avvenuta nel 1703 ad opera delle truppe franco-spagnole al comando del duca di Vendôme.

Scavi archeologici

Negli ultimi anni il Doss Penede è stato interessato da una campagna di scavi che, anno dopo anno, sta facendo riaffiorare tracce di storia straordinaria. Dall'età del Bronzo a quella del Ferro per arrivare all'epoca romana. Doss Penede non smette di stupire e di scavo in scavo stanno riaffiorando tesori di inestimabile valore storico. L'area si trova su una terrazza naturale affacciata sul lago ed è oggetto di studio e ricerca dal 2019 quando, su iniziativa del Comune, è stato siglato un primo protocollo d'intesa con la Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia Autonoma di Trento e con l' Università di Trento. Ciascun attore svolge un ruolo specifico in base alla propria vocazione: la Soprintendenza cura il coordinamento, la supervisione e l’organizzazione; l’Università di Trento mette in campo le proprie competenze e offre opportunità a studenti e studentesse provenienti dalle università di Trento, Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Verona di svolgere un’importante esperienza sul campo; il Comune dà un grande sostegno all’iniziativa, con un impegno che non è solo economico, ma anche intellettuale e progettuale.

«Doss Penede – racconta Emanuele Vaccaro, docente di Archeologia Classica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e responsabile scientifico dello scavo – conosce tre grandi periodi di occupazione. La prima, la più antica, risale all’età del Bronzo Recente, tra la metà del XIV secolo a.C. e il secolo successivo. Il sito si caratterizza poi per un’espansione significativa nella seconda età del Ferro, quando il territorio altogardesano era abitato dalle popolazioni retiche. L’ultima grande occupazione si colloca tra la romanizzazione e la tarda età imperiale, all’incirca tra la metà del I secolo a.C. e gli inizi del IV secolo d.C. È un sito molto esteso, più di tre ettari, capillarmente occupati, come sembrano dimostrare i risultati della campagna 2022. Quello che abbiamo scoperto finora ci permette di ipotizzare che l’insediamento non sia nato come iniziativa spontanea di una comunità locale, ma piuttosto come progetto organico, frutto di un’iniziativa pubblica, probabilmente legata alla città di Brixia (Brescia)».

«Questo è un luogo estremamente importante nell’ambito della ricerca archeologica del Trentino», aggiunge Cristina Bassi, archeologa all'Ufficio Beni archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali. «In primo luogo per l’estensione, ma anche per lo stato di conservazione stupefacente e per il ruolo particolare di questo luogo rispetto alle testimonianze emerse finora nell’Alto Garda. Le prospettive di ricerca sono davvero importanti, soprattutto considerando che fino ad ora è stata indagata una minima parte dell’area.
Doss Penede è anche un ottimo esempio di collaborazione fra amministrazioni, in cui ciascuna ha un ruolo specifico in base alla propria vocazione: la Soprintendenza cura il coordinamento, la supervisione e l’organizzazione; l’Università di Trento mette in campo le proprie competenze e offre opportunità a studenti e studentesse; il Comune dà un grande sostegno all’iniziativa, con un impegno che non è solo economico, ma anche intellettuale e progettuale».

A nome del Comune di Nago Torbole, parla il sindaco Gianni Morandi: «Ci siamo sempre concentrati su questo dosso in termini paesaggistici. Poi, è diventato sempre più una zona di indagine storica e archeologica. Prima, grazie al castello e ora grazie agli importanti ritrovamenti delle quattro campagne di scavo. Il nostro obiettivo è coordinare gli interventi tenendo conto di tutto quello che si trova sul dosso, dal forte austriaco al castello medievale, fino agli scavi, per poi restituire questo luogo alla comunità e ai tanti turisti che ogni anno raggiungono l’Alto Garda».

L'area del Rondello di Castel Penede è tra i luoghi individuati per la celebrazione dei matrimoni e la costituzione delle unioni civili. 

Modalità di accesso

Al momento l'area non è accessibile al pubblico è in corso uno scavo archeologico.

Indirizzo

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